10 giugno 2003
Il Web Advertising dopo la Dialer Age

Cameriere, il conto grazie...

Molti di quelli che utilizzano la carta di credito off-line non la utilizzerebbero mai on-line. L'assurdità di questo atteggiamento non è spiegabile se non con l'ignoranza dei sistemi di sicurezza che proteggono le transazioni con carta di credito in Internet. Senza approfondire la tematica dal punto di vista squisitamente tecnico, possiamo senza dubbio affermare che Internet è il luogo più sicuro dove usare la carta di credito. Ovviamente non bisogna dare i dati della propria carta a siti improvvisati, sui quali non si può avere nessuna informazione, che non usano connessioni protette etc, ma francamente non mi è mai capitato di imbattermi in un sito simile. La mia esperienza personale è l'acquisto di decine e decine di libri con carta di credito (nel lontano 1998 c’erano solo Amazon.com, Powells.com e pochi altri) senza che sia mai accaduto nulla di negativo. Come dico sempre ai miei amici che non comprano in Internet, è molto più pericoloso dare la propria carta di credito al cameriere; in pochi secondi può duplicarla senza che ci si possa accorgere di nulla. In quel caso non ci sono banche dati, firewall, sistemi di crypting o altro che possano tutelare il proprietario della carta di credito. Con questo non vogliamo dire che non bisogna fidarsi dei camerieri ovviamente... Vogliamo dire che, mentre nel caso di un pagamento in un negozio brick & mortar, come si diceva qualche anno fa (ovvero in un negozio reale e non virtuale), bisogna fidarsi solo della moralità della persona a cui 'affidiamo' la carta di credito, nel caso di pagamenti on-line possiamo essere certi che, oltre alla moralità dei gestori e dei dipendenti del mall o del marketplace, siamo tutelati da sistemi di verifica e di sicurezza che, nella grande maggioranza dei casi, sono inaccessibili proprio a chi potrebbe trarre indebito lucro dai dati della nostra carta di credito. Quasi tutti i negozi virtuali non hanno accesso ai codici della carta di credito quando viene effettuato un pagamento; sono invece le banche stesse a conservare quei dati: il 'negoziante', anche volendo, non potrebbe così accedere a quei dati. Accade allora che le carte di credito vengano più facilmente clonate off-line per poi essere usate on-line, ma, anche in questo caso, l’unico che 'rischia' potrebbe essere il commerciante che recapita la merce o offre il servizio a un falso titolare della carta di credito, ma anche questo è un caso rarissimo.

Una conditio sine qua non

Immaginate allora di trovarvi in un centro commerciale pieno di negozi, di tutti i tipi e di tutti i prezzi; girate con il carrello ma non lo riempite con nessun prodotto e perché? Perché non vi fidate di dare denaro al commerciante. Il rischio è allora che questi esercizi chiudano l’attività o vendano con un altro sistema di pagamento, di cui vi fidate, ma che è molto più caro. Questo è quello che è successo in Internet negli ultimi due anni. La diffusione dei siti dialer-based ha così aiutato a sopravvivere molte aziende ma, allo stesso tempo, ha provocato dei danni molto grandi al mercato dell’on-line advertising.

a) I surfers meno esperti (che sono la gran parte) percepiscono meno fiduciosamente il World Wide Web, identificandolo come un luogo di 'pericolo' o comunque poco affidabile.

b) I pubblicitari hanno dovuto abbassare notevolmente i prezzi di vendita degli spazi pubblicitari.

c) Si è inoculata nella mente dei clienti non dialer-based che la vera novità di Internet è la sua misurabilità estrema; in questa maniera, il direct response ha sostituito completamente la brand awarness (per usare due categorie note a chi si occupa di marketing) invece di affiancarvisi.

Nonostante tutto questo, il trend sembra stia cambiando: l'introduzione della banda larga (ADSL e fibra ottica), il lento riapprossimarsi dei big spender istituzionali e delle not pure net companies alla pubblicità in Internet sta facendo sì che molti spazi pubblicitari vengano ora acquistati anche da società che vogliono rafforzare il marchio e promuovere determinati prodotti e servizi in maniera targhettizzata, un’operazione estremamente difficile su media come stampa e TV, operazione oggi ancora più facile da realizzare nel Web grazie all’alfabetizzazione acquisita da sempre più italiani a riguardo dei motori di ricerca PPC (Pay Per Click), il vero marketing tool rivoluzionario dall'avvento dei banner quasi dieci anni fa.

La penetrazione di Internet in Italia è stata più veloce di qualsiasi altro medium: più veloce della radio, più veloce del telefono e più veloce della TV; non è difficile ipotizzare che, nel giro di pochi anni, una grande fetta dei budget pubblicitari (soprattutto delle grandi aziende) saranno impegnati nel web advertising (ricerche della Jupiter lo confermano già da tempo). I player più piccoli, tipicamente più rapidi nei processi decisionali, hanno invece già capito quali sono le potenzialità di Internet per aumentare la vendita dei propri prodotto e servizi. Lo strumento è già pronto, quello che ancora manca è il riconoscimento dello stesso come standard pubblicitario. Noi stessi abbiamo appena detto che l’introduzione della banda larga può essere un viatico per l’esplodere del Web advertising, ma a bene vedere non è stato questo l’ostacolo vero a una diffusione massiccia di Internet come medium pubblicitario; come spesso accade, dietro un apparente problema tecnico si nasconde un reale problema di mentalità.

Un recente articolo di MKT (Maggio2003) ha confrontato i diversi media evidenziando pregi e difetti. Alla voce Internet vengono citati come vantaggi la "misurabilità delle risposte" e la "interattività e immediatezza del call to action"; certo, queste sono caratteristiche essenziali e positive della pubblicità in Internet, ma perché non citare anche la "targhettizzazione del messaggio", il "costo per contatto estremamente basso", la "possibilità di interrompere e riprendere la campagna, ovvero di potere intervenire tempestivamente aumentando o diminuendo la diffusione del messaggio stesso"? Tra gli svantaggi vengono poi citati la "efficacia limitata e legata alla qualità del sito web" e la "intrusività sgradita!. Qui francamente è difficile condividere il giudizio dell'articolista; l'efficacia di una campagna su quotidiani o stampa periodica specializzata non è forse legata alla qualità delle testate stesse? Non si può dire lo stesso della radio, della TV e dell'esterna? Si parla poi di "intrusività sgradita". Un banner o un link sponsorizzato sono forse più intrusivi di uno spot da trenta secondi che interrompe un film o un avvenimento sportivo? Semmai è proprio il contrario. Per non parlare poi del fatto che la nuova frontiera del Web advertising, ovvero il pay per click advertising dei motori di ricerca, è un tipo di pubblicità assolutamente non intrusiva, ma anzi, che potremmo definire on-demand.

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