30 maggio 2005
Intervista ad Edmondo Lucchi, Responsabile del Dipartimento New Media Internet di Eurisko.


Federico Riva 13. Pensi che un intervento governativo o comunque burocratico (di agevolazioni sull’IVA, per esempio) possa migliorare le cose? Non so se sei la persona giusta per questa domanda.
Edmondo Lucchi Incentivi governativi o burocratici sarebbe sicuramente utili. Oltre a generare interesse per il semplice risparmio economico, in questo modo il commercio elettronico riceverebbe un "imprimatur pubblico", verrebbe cioè sancita pubblicamente la rilevanza di questa modalità di acquisto. La ricaduta psicologica sarebbe sicuramente poderosa.

FR 14. Pensi che i responsabili delle grandi aziende italiane conoscano il fenomeno dell’info-commerce?
EL Dal punto di vista teorico sicuramente lo conoscono. Forse però queste nozioni teoriche non sono ancora completamente integrate con le "enciclopedie" e le "prassi" professionali del marketing "classico". E questo impedisce di trasformare le nozioni di attività aziendali concrete. Poi, certo, ci sono anche problemi politici interni alle grandi aziende che impediscono di rivedere in profondità le proprie strutture e le proprie strategie in funzione di cambiamenti così radicali come quelli che potrebbe generare un "info-commerce" veramente sviluppato.

FR 15. Secondo te quanti anni ci separano dagli Usa in termini di e-commerce?
EL 100-150 anni almeno, ma nel passato!
Mi spiego: gli Stati Uniti hanno cominciato ad occuparsi seriamente di acquisti a distanza quando i bisonti cavalcavano ancora nelle praterie del mid-west! Da noi invece, ancora qualche anno fa, quando andavi dal salumiere sotto casa, la mamma ti diceva di parlare con la "sciura Gina" perché il "signor Mario" rubava sulla tara!
Al di là delle battute, l'Italia vive su un orizzonte di prossimalità (e anche di diffidenza) culturalmente molto radicata. Non so se supereremo mai questo deficit culturale.
Questo non significa che il commercio elettronico non si svilupperà anche da noi. Anzi sono più che ottimista sul suo futuro in Italia. Raggiungere gli Stati Uniti però, mi sembra dura...


FR 16. Perché pochi italiani hanno la carta di credito e pochissimi la usano in Internet?
EL Perché le carte di credito siano meno diffuse in Italia che in altri paesi, credo sia da attribuire alla nostra cultura sociale e materiale: prossimalità, concretezza, ridotto capitale sociale, in sostanza poca confidenza con la smaterializzazione dei rapporti sociali.
Tuttavia chi fa acquisti su internet la carta di credito la usa, anzi è lo strumento prevalente di regolazione della transazione negli acquisti on-line. Un suo possibile limite è il legame molto diretto che sussiste tra carta di credito e conto corrente, che accresce la percezione di "esposizione" e di "rischio" degli acquisti on-line. Da ciò l'ideazione dei vari strumenti di pagamento "a ricarica" che sono slegati dal conto corrente.


FR 17. Che contributo pensi che possano dare le indagini di istituti come Eurisko per il miglioramento della web economy italiana?
EL Sicuramente immenso! OK, forse immenso è un termine eccessivo, però sapere chi è il tuo cliente attuale o potenziale, cosa fa, cosa vuole, come pensa, mi sembra assolutamente imprescindibile soprattutto in un contesto ambientale - quello di internet - che è ancora ben poco conosciuto.
Ricordo ancora quando qualche anno fa guardavamo sgomenti agli enormi investimenti pubblicitari dedicati ai servizi di "trading on line". Con senno di poi, oggi se ne parla come di una follia passeggera, quasi un peccato di gioventù della web economy italiana. Eppure i dati che dimostravano che il target non esisteva (o quasi) c'erano già tutti allora. Ma le aziende non li guardavano!
La morale - allora - è che anche le migliori ricerche del mondo servono a ben poco se non c’è la volontà e l'intelligenza di confrontarsi con la realtà sociale e del mercato.



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