02 settembre 2005
Spam, Privacy e il Googlepolio

Viviamo ancora in un periodo in cui criticare Google, per qualsiasi motivo, ci risulta difficile. La Microsoft – anche per motivi storici e ‘genealogici’ – è sempre stata nel mirino di anti-trust e di gruppi, più o meno organizzati, di ‘oppositori’; inutile dire che Microsoft ha effettivamente esercitato un forte monopolio in numerosi campi, ma è anche vero che per questo è stata ‘in parte’ punita e che di fatto il suo potere sta lentamente diminuendo (dall’uso di altri OS, a quello di altri browser etc, per non parlare del campo dei motori di ricerca dove, se non underdog, hanno comunque ancora molta strada da percorrere prima di essere definiti a buon diritto dei concorrenti ‘seri’ di Google).
Tutti coloro che hanno avuto un pc ‘powered by Bill Gates’ hanno criticato almeno una volta la Microsoft; perché il pc ‘si pianta’, perché i programmi non sono ‘aperti’, per il suo prezzo eccessivo rispetto ai costi di produzione, per semplice invidia di uno degli uomini più ricchi e più ‘smart’ del mondo.
Per Google questo non vale e per diversi motivi, alcuni chiari, altri meno evidenti.
In primo luogo, Google è meno ‘one man’ - dipendente di Microsoft, almeno nell’immaginario comune. Per tutti, Microsoft=Bill Gates; la stessa cosa non vale per Brin e Page in relazione a Google. Google sembra essere infatti una realtà (società quotata in borsa e che capitalizza migliaia di miliardi di Euro) ‘democratica’.
Infatti: “nessuno ci obbliga a usare Google”, quindi criticare Google significa prima di tutto criticare noi stessi.
In secondo luogo, Google ha un rapporto ‘privilegiato’ con tutti i proprietari di un sito e con tutti coloro che lavorano in società che amministrano siti. Dal momento che circa l’80% del traffico da motori di ricerca (parlo qui di risultati ‘organici’) proviene da Google, è evidente che anche ‘pensare male’ di Google significa farsi del male, significa pensare male di chi dà ‘la vita’ (il traffico) ai nostri siti web e quindi alle nostre attività online.
Inoltre, cosa non di poco conto, Google è ‘gratis’. Non si paga per cercare su Google, non si paga per la casella di posta di Google, non si paga per Google Talk, non si paga per la Toolbar, non si paga per niente; si paga solo se si acquista la pubblicità (nella maniera meno trasparente oggi disponibile sul mercato) e anzi, con Google è possibile guadagnare (anche io ho gli Adsense di Google su questo sito).
La tagline di Google (non come sito ma come corporation) è: Don’t be evil. Un imperativo che è rivolto sia al webmaster che non deve cercare di ‘ingannarlo’ sia a se stessa, che ‘non vuole fare del male a nessuno’ e che perciò è una società ‘buona’, ‘giusta’, non semplicemente ‘fair’ (corretta).

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