02 settembre 2005
Spam, Privacy e il Googlepolio

Il fatto che Google sia ‘neutrale’, ‘a-umano’ (alfa privativa e non rafforzativa...) e che sia maledettamente ‘buono’ fatto da ‘bravi ragazzi’ con la faccia da nerd che non farebbero male a una mosca dovrebbe farci riflettere sul perché sempre più ex esperti CIA o NSA sono assunti da Google, sul perché Google abbia settato i propri cookie sino al 2038, sul perché non ci sia nessuna tutela della privacy rispetto alla Toolbar, attraverso la quale Google può vedere tutto quello che facciamo online (e non solo), i siti che visitiamo, le ricerche che effettuamo e adesso anche le mail che scriviamo e i messaggi che chattiamo. Il Grande Fratello (quello di Orwell, ma anche quello di Taricone) aveva un punto debole: tutti sapevano che esisteva. Mi viene da ridere quando si spendono milioni di parole (e di soldi in anti.spam software) per l’e-mail spam (che sono mail mandate da sconosciuti a sconosciuti) e niente viene detto sul fatto che il monopolio di Google mette a serio rischio la nostra privacy. Il problema della privacy è reale ma non sta certo nelle mail che propongono Viagra a vedove ottantenni. Il problema della privacy esiste quando una sola società mette a disposizione tanti strumenti ‘incrociati’ e ‘invisibili’ per controllare davvero quello che facciamo, quello che pensiamo e anche quello che desideriamo (che cos’è una query, se non un ‘desiderio’?). Adesso Google pare che attiverà dei sistemi di pagamento, per cui pagheremo ‘attraverso Google’ (come facciamo attraverso Paypal). A quando il browser di Google e il sistema operativo di Google (Bill Gates – come al solito in ritardo – si è recentemente accorto che le ‘figure’ cercate da Google avevano le stesse caratteristiche del proprio staff...)? E se Google ha un rapporto privilegiato con Washington (il vecchio Hoover avrebbe gioito delle possibilità aperte dall’11 Settembre) nel senso che si riserva di comunicare dati sensibili qualora questo venga ritenuto importante per la ‘salvaguardia’ dei cittadini, dello stato etc, perché non pensare che lo stesso canale possa anche andare nella direzione opposta, ovvero di evitare che determinati documenti siano trovati nel Web? Magari i documenti ci sono, ma è possibile trovare un documento in duecentesima pagina? Ci sono due modi per ‘pilotare’ l’informazione: uno è quella di dare poche notizie e un altro è quello di darne troppe. Perché dare centinaia di migliaia di risultati quando solo la prima pagina ottiene il 90% degli accessi? In Italia vige una legge secondo la quale le biblioteche nazionali debbono acquistare tutti i libri stampati in Italia, belli o brutti che siano (a seconda del responsabile della biblioteca o del consiglio direttivo). Google non ha affatto questo dovere.

[...] Brin [...] knows his decisions have far-reaching consequences. He feels the pressure that attends Google's growing power. "I do get fairly stressed," Brin says. "I'd like to feel a little less scrutinized."

A che noi vorremo (poterlo) essere meno.

Google è più potente di qualsiasi biblioteca nazionale ma non ha i suoi doveri e i suoi utenti non hanno le medesime garanzie. D’altronde, mi si potrebbe dire, se non hai nulla da nascondere perché preoccuparsi? Posto che ‘tutti’ hanno qualcosa da nascondere o vogliono avere qualcosa da nascondere, chi dice che il mio concetto di ‘male’ sia lo stesso di quello di Brin, Page o dei ‘consulenti’ della Casa Bianca che girano nei loro uffici californiani?

E infine una frase del CEO di Google, a mio avviso inquietante:

Most major companies refer to a detailed code of corporate conduct when considering such policy decisions. General Electric devotes 15 pages on its Web site to an integrity policy. Nortel's site has 34 pages of guidelines. Google's code of conduct can be boiled down to a mere three words: Don't be evil.

Very Star Wars. But what does it mean?

"Evil", says Google CEO Eric Schmidt, "is what Sergey says is evil."

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