04 Ottobre 2001
Community: comunità reale...

Un’atmosfera informale

E’ necessario avere regole e policy, ma allo stesso tempo lasciare spazio per l’iniziativa dei singoli. Mi piace molto fare il paragone tra una community e una partita di NBA (National Basket Assocation, N.d.T.). L’amministratore di una community è come l’arbitro di una partita, vede i giocatori spingersi e contrastare, ma a un certo punto deve fischiare e dare un fallo.

Per quanto io ritenga che sia necessario attenersi a regole di condotta molto varie e differenti, mi piace coltivare un’atmosfera dove non sia considerata una bella cosa comportarsi da cretini. Ciò che questo significhi concretamente è proprio un tema scottante, che aiuta un gruppo a raggiungere il proprio equilibrio sociale.

Ritengo che un’atmosfera informale sia necessaria per una crescita sana di una community. Come dice Ray Oldenburg, “L’attività che si svolge on-line è per lo più improvvisata, non programmata, non organizzata e non strutturata. Il suo fascino è proprio qui. […] Il mondo on-line offre una via di fuga alla banalità e alla routine della vita quotidiana.

I tuoi interlocutori

Certo, puoi portare nella tua community i tuoi amici, ma la maggior parte dei tuoi interlocutori si saranno auto-selezionati. […] il ‘trucco’ è quello di legarsi alle qualità migliori di ciascuno e poi di fare incontrare quello che c’è di buono in una persona con quello che c’è di buono in un’altra.

Non tutti andranno d’accordo tra loro e non tutti andranno d’accordo con te. […] Mentre non sei obbligato a fare tutto quello che dicono gli altri e alla fine sei tu a prendere le tue decisioni, è essenziale che le persone sappiano che le stai ascoltando […].

Bisogna avere una grande pazienza

Se sei intenzionato ad amministrare una community dedicata allo scambio libero di opinioni, la tua soglia di tolleranza deve essere molto alta […].

...e un tocco leggero.

I computer e in genere gli apparecchi elettronici richiamano alla mente immagini di 1984 [opera di George Orwell, scritto nel 1948, che prevedeva un regime futuro dominato da un Grande Fratello, capace di osservare e vedere tutto quanto, controllando la vita di ogni persona, N.d.T.]. […] Ironicamente, i più preoccupati di questa possibilità sono i professionisti del computer. Come amministratore di un servizio in Rete, si ha molto potere e bisogna ‘maneggiarlo’ in modo da rassicurare le persone che possono temere un controllo delle proprie azioni, e dei propri pensieri, stile “Grande Fratello”. E’ quindi consigliabile usare un tocco leggero quando si ha a che fare, on-line, con altre persone, sia pubblicamente che praticamente. […] Le persone desiderano che il proprio punto di vista sia rispettato e tenuto in considerazione e che non saranno trattate in maniera arbitraria come se fossero solo un numero e non una persona. Per molti anni, ho avuto la forte impressione che, agendo troppo arbitrariamente o con piglio troppo autoritario, molte persone della community avrebbero potuto dire: “Non sapevo che fossi il rappresentante della “polizia del cervello”…”. […] nessuno rimane a lungo in un ‘luogo’ dove non c’è possibilità di divertirsi e di rilassarsi e dove si ha la netta sensazione di essere soffocati e messi a tacere […].

Avere a che fare con il lato oscuro

Lo scopo di questo saggio non è quello di negare che esista un lato oscuro nelle interazioni on-line. Si tratta in fondo di vita reale, tanto quanto un’altra situazione. Questo vuol dire che in una community convivono opportunità e rischio. Specialmente in questo periodo, caratterizzato da una grande eccitazione attorno a questo nuovo luogo d’incontro, un ‘neofita’ può avere l‘illusione che le intenzioni di tutti coloro che avrà occasione d’incontrare on-line siano buone e genuine come sembrano essere le sue parole o il tono della conversazione. Purtroppo, non è sempre così.

Come amministratore di una fetta del mondo virtuale, si ha la responsabilità d’informare le persone che, insieme con le opportunità, esistono rischi e pericoli. L’amministratore di una community deve pensare come se fosse il gestore di una piscina pubblica. Le persone hanno l’opportunità di divertirsi, ma, se non si sta sufficientemente attenti, si può affogare. Ovviamente, non è possibile essere danneggiati fisicamente da un incontro virtuale, ma si può essere feriti moralmente e queste ferite non sono meno reali di quelle fisiche […].

L’artiglieria pesante

Chi amministra una conferenza, un forum o una chat ha come propria sfida di tenere l’ambiente vivace senza uscire dal seminato e senza far sentire le persone a disagio. L’atmosfera di una community dipende molto dal comportamento di chi la gestisce. […] Gli attacchi ‘ad hominem’ [rivolti esplicitamente a una determinata persona, N.d.T.] sono generalmente rifiutati ovunque, ma un moderatore può, leggendo un commento che attacca una persona piuttosto che un’affermazione della stessa, eliminare il messaggio aggressivo. […] è anche possibile lasciare che la bagarre si scateni. Il punto di equilibrio deve essere trovato soddisfacendo coloro che vogliono essere liberi di dire più o meno ciò che vogliono e coloro che desiderano stare in un ambiente pacifico e non aggressivo.

Il mio parere è che si debba eliminare il commento di chi si presenta in un forum e dice: “Hey ragazzi, ho trovato il numero di una carta di credito: è 452…”. Ma se c’è qualche messaggio che suscita controversia o che è offensivo personalmente, preferisco lasciare on-line il commento e forse commentare a mia volta il messaggio, scrivendo qualcosa del genere: “questo è un esempio di messaggio offensivo che dice molto di più riguardo alla persona che lo ha espresso, piuttosto che a quella cui è rivolto”.

Infine, l’azione più drastica: bannare qualcuno dalla community. Nella mia esperienza come moderatore, mi è capitato di farlo solo tre volte. Penso che questo rimedio estremo debba essere applicato solo quando ci si trova di fronte ad aggressioni ripetute da una persona all’altra. Ad ogni modo, in nessuno dei casi citati, l’eliminazione dal forum è stata permanente. Quando le persone implicate decisero di darsi una calmata, furono riammesse. Piuttosto che un esilio, si è trattato dunque di un modo di allontanare momentaneamente una persona da un luogo pubblico, come lasciare fuori dal saloon un ubriaco finché non si riprende. L’obiettivo infatti non è di cacciare delle persone, ma di fare in modo che tutti possano dialogare tranquillamente […].

Il moderatore come parte di una community

Per molti anni sono stato l’amministratore di un ambiente interattivo in Rete. Le persone, le discussioni che intrattengono e le relazioni che si instaurano in una community sono parte del mio lavoro. Ma coloro che amministrano una community ne fanno parte a tutti gli effetti. Anche il moderatore partecipa alle discussioni, scherzando e raccontando le proprie avventure e la propria vita. Questo coinvolge il cuore oltre alla mente. Non bisogna tenersi separati dalla gente. Il moderatore deve essere come l’oste che, pur avendo il suo lavoro ben preciso, ogni tanto si siede al tavolo dei suoi ospiti, per bere un bicchiere in compagnia.


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