01 febbraio 2005
Quando Google ti lascia 'nella sabbia'

Dopo questa lunga premessa 'storica' possiamo allora affermare che i due cardini sui quali si è fondato il successo di Google come motore di ricerca (insieme con l'ampiezza del database, la velocità di caricamento della pagine, etc.) stanno rischiando di spezzarsi e che il rischio è che la qualità dei risultati di Google vada sempre più peggiorando perché, a fronte di decine di migliaia di webmaster che pubblicano 'naturalmente' il proprio sito, ve ne sono migliaia che pubblicano decine di siti e che lo fanno in quella maniera 'artificiale' che abbiamo sopra enunciato. Questo non rappresenterebbe di fatto un problema se non fosse che i siti 'artificiali' sono molto meno ricchi di contenuti originali rispetto ai siti 'naturali' e sono tendenzialmente proiettati a una visione squisitamente 'commerciale' del web piuttosto che a una più 'informatica' che è di fatto più apprezzata e che comunque era nelle intenzioni dei fondatori di Google.
Quali sono state dunque le 'reazioni' di Google a questa situazione? Il Web è un mondo che corre a una velocità almeno cinque volte superiore a quello dell'economia tradizionale; una fabbrica che produce bulloni può perdere la sua leadership in cinque anni, inesorabilmente ma lentamente; ma un sito, un motore di ricerca, può perdere la sua leadership anche in un solo anno; i fondatori e gli amministratori di Google lo sanno bene. Che fare allora? Certamente non modificare gli algoritmi che hanno fatto la fortuna di Google e non diminuire l'importanza dei fattori 'off the page'. Posto che solo chi lavora in Google sa quali sono gli effettivi provvedimenti presi al fine di evitare di riempire di siti 'artificiali' le pagine del più famoso motore di ricerca, sono state fatte diverse supposizioni; una di questa è l'applicazione di un 'filtro' che dovrebbe dissuadere i webmaster da pratiche di link-trading; questo filtro è stato denominato ‘Sand-Box’.

Il funzionamento del Sand-Box è molto semplice; un sito che viene pubblicato oggi, con tanti link in entrata (inbound link), con una buona qualità di tali link (page rank dei siti linkanti), con tanto contenuto di testo, con gli URL contenenti keyword 'popolari' all'interno della pagina, ecc, insomma, un sito con tutte 'le carte in regola', non sarà posizionato per alcuni mesi. Questo filtro dovrebbe persuadere i webmaster ad evitare pratiche 'artificiali' perché a fronte, per esempio, dell'acquisto di vari link in entrata (e quindi a fronte di una spesa immediata) non vi sarebbero ritorni se non dopo mesi; pare che la durata della permanenza del sito nel Sand-Box possa variare da un mese a sei mesi; le variabili in gioco sono molte. Premesso che questo 'filtro' sembra si applichi solo a questi siti che sono stati pubblicati dopo il mese di marzo del 2004, possiamo dire che più il settore è competitivo, più le keyword sono popolari, più sarà lunga la permanenza nel Sand-Box. Diciamo che la durata media sembra essere di tre mesi, ma non è detto che essa non duri di più per alcune keyword (le più competitive).
A chi si chiedesse quali siano i modi per accelerare l’uscita da questa Sand-Box (posto che ci si sia entrati), possiamo consigliare alcune procedure: in primis, non pensarci e agire come se Google non esistesse affatto, continuare ad aggiungere contenuti alle pagine e soprattutto continuare ad aggiungere link in entrata, possibilmente nella maniera più 'naturale' possibile, ovverosia non dieci link in un giorno e tutti con lo stesso anchor, ma dieci link in 40 giorni e tutti con anchor differenti.
Il Sand Box, di fatto, posto che veramente esista e che sia applicato a tutti i nuovi siti che sono messi online, non è altro che un 'differimento', quindi l'unica arma che è possibile utilizzare è la pazienza; dalla Sand Box si esce prima o poi e se, durante il periodo in cui il sito è stato tenuto in questo 'limbo', si è fatto di tutto per renderlo più appetibile e non ci si è scoraggiati, i risultati verranno, anche se non immediatamente e, quando verranno, saranno più duraturi.

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